Articolo di Francesca Dea - Fumettista
Come ti può venir in mente di fare il “fumettista”?
Devo confessarvi che ancora adesso, e forse a maggior ragione, mi faccio questa domanda, perché, si, diciamolo è una di quelle classiche professioni che tutti pensano sia una figata, e in effetti lo è, ma c’è dell’altro.
No. Oggi non sono qui per scrivere sui “lati oscuri” della professione, ma più che altro per raccontarvi “ dove tutto ebbe inizio”.
Si. Vi racconterò di quando ho cominciato a pensare a fare fumetti “ sul serio”. Scontato dire che a disegnare ho disegnato da sempre, ma c’è stato un momento, il classico momento di non ritorno.
Non ricordo esattamente che classe facessi, probabilmente il secondo o il terzo liceo. Il mio pane quotidiano era Dragonball, Pokemon, Ynu Yasha, One Piece e affini. E all’epoca non era figo guardare anime e leggere manga, era per “sfigati”... se ci aggiungete che ero anche una secchiona e che non avevo un fisico da top model bè....
No, vi state sbagliando, savo da Dio! Orgogliosa della mia “nerdaggine”, ero tutt’altro che sola. Anzi eravamo un bel gruppetto! Ognuno con il suo personaggio preferito, tutti pronti a correre a casa al suono della campanella, per vedere il nuovo episodio all’ora di pranzo, su Italia1. Non c’era Netflix, non c’erano gli anime sottotitolati, non c’era lo streaming... c’era si e no internet, lento, molto lento! E come ogni liceale che si rispetti, avevo una cotta. No non vi farò ne nomi ne cognomi, posso solo dirvi che nel nostro gruppo era “Goku”. Ma come ogni sit-com nerd, indovinate chi gli piaceva a lui? ok avete già capito!
E, io che ho sempre amato disegnare, cosa ho fatto? Mi sono costruita la mia realtà, progettando un fumetto, manga, in cui i protagonisti, in modo mooooooolto nascosto erano i componenti del gruppo: mi ero creata un mondo parallelo dove effettivamente potevo gestire la realtà.
Ho iniziato quindi a fare fumetti per rendere “reale” il mio immaginario!
E cosi che nasce la mia impresa, che vanta una certa quantità di tavole, (probabilmente il lavoro che ne vanta di più!) e che prende spunto da un racconto che avevo iniziato a scrivere già alle medie, più o meno per motivi affini.
Tavola scelta per rimirare le possenti tecnologie dell'epoca Nokia 3330 e Erikson |
“The sacred sword’s Aikè” essenzialmente racconta, o doveva raccontare la storia di due liceali, Aikè e Andrea, che scoprono di avere un destino comune, quello di salvare un pianeta di un altro universo”. Originalità portami via. (Da sempre me la sono cavata di più con i disegni che con le storie). Ok, penso di aver svelato anche troppo. Vi lascio all’attesissimo “Draw it again”.
La copertina del primo episodio - noto solo io che nella seconda versione sono molto più complici? |
Spero di avervi fatto sorridere almeno un po, o vi siete addirittura commossi? Fatemelo sapere lasciando i commenti qui sotto. Fatemi sapere anche se avete preferenze per i prossimi articoli, curiosità o qualsiasi cosa che possa essermi di spunto!
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