Target: Adulti
L’horror è composto da figure archetipiche. Il mostro, da sempre, incarna la figura dell’antagonista in una visione quantomai “Lombrosiana” del male. Più la creatura è orribile, spaventosa, deforme, più il suo ruolo calza come un guanto nella pelle dell’antagonista. Su tutti, però, la figura dello zombi ha sempre tratto in inganno. Sin dalle sue prime apparizioni nei film di George A. Romero, il morto vivente ha rappresentato una creatura tanto pericolosa quanto fuori dagli schemi classici.
È sicuramente un antagonista, ma non la vera essenza del male nella storia. A conti fatti, in ogni storia di morti viventi il vero malvagio risulta essere sempre e comunque l’uomo. Poche opere come The Walking Dead ce l’hanno dimostrato. In un mondo sconvolto dal ritorno dei cari estinti, gli eroi si ritrovano a doversi guardare le spalle più da chi respira ancora che da chi barcolla perdendo pezzi e vermi. Basta pronunciare il nome di Negan per chiarire subito il concetto. Brutale, sadico, affascinante, il folle despota a capo dei Salvatori ha subito catalizzato su di sé l’attenzione, diventando il mostro per eccellenza della serie. Quello che più spaventa di Negan è la sua intelligenza. Ha saputo sfruttare la paura e il senso di minaccia per assoggettare le persone sino alla sudditanza.
Ha posto sé stesso come soluzione unica e indiscutibile per la sopravvivenza altrui, alimentando la sua forza sulla debolezza di chi ha visto tutto il proprio mondo sgretolarsi. La fine della realtà conosciuta e il crollo delle certezze creano paura. La forza prorompente e distruttiva di Negan sta tutta nel saper giocare con l’orrore, nel barattare la dignità e la libertà altrui con una macchinosa e sadica sicurezza. Ed ecco che lo zombi, da tutti percepito come la minaccia autentica della serie, diventa strumento propagandistico per attrarre consenso e ammirazione. Carne (morta) su cui forgiare un leader. Vi ricorda qualcosa?
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