Target: Adulti
“Sono un lupo. Che non mi si chiami Fido, quindi”. L’essenza di Zanardi, sta tutta nelle parole da
lui stesso pronunciate. La storia da cui è tratta si intitola Pacco, ed è una delle più rappresentative
del personaggio e del suo straordinario creatore: Andrea Pazienza.
Nato sulle pagine della rivista Frigidaire nel 1981, Zanna è un inquietante e solido figlio dei suoi
tempi. In lui convivono alla perfezione l'eclissamento degli ideali figli del decennio precedente e lo
spietato edonismo affacciato sul vuoto che caratterizzerà buona parte del decennio appena
iniziato. Ed è proprio il Vuoto l’elemento centrale nella sua distorta poetica. Vuoto di morale, vuoto
di etica, vuoto di qualsivoglia forma di empatia. Zanardi è un cattivo consapevole della sua
cattiveria e gratificato da tale consapevolezza.
Al suo fianco, due spalle eccellenti: Colasanti, bello e muscoloso, stoica rappresentazione della
cultura del fisico che prevale sul pensiero, e il più remissivo Petrilli, giovane sfigato che nutre il suo
ego godendo della luce riflessa dell’anti-eroe a capo della banda.
Tra gatti sventrati e inchiodati al muro, droga, incendi dolosi, abusi sessuali perpetrati con
l’inganno o il ricatto, la parabola del giovane Zanardi col naso a becco si snoda con oscena
perfidia lungo i colorati e rumorosi anni ottanta. Figura ormai quasi archetipica, curva e spigolosa,
di una cultura rivolta esclusivamente all’IO prima di tutti e divenuto, forse suo malgrado, uno dei
simboli di quella generazione che, per dirla con le parole di Pier Vittorio Tondelli: “non ha mai
realmente creduto a niente, se non nella propria dannazione”.
Ed eccoli dunque, questi Altri Libertini (sempre per citare Tondelli) riuscire comunque a lasciare un
segno nel più profondo del cuore di ogni sbarbo. Dove c’è il freddo… quello vero.
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