venerdì 8 giugno 2018

LEX LUTHOR V BATMAN v SUPERMAN

Articolo di Riccardo Sciarra - Scrittore e sceneggiatore

«La smania, il furore, il senso di completa impotenza rende gli uomini buoni... crudeli». Così Bruce Wayne, alter ego socialmente accettabile di Batman, si sente ammonire da Alfred, suo fido maggiordomo e figura paterna, nel film del 2016 Batman v Superman. E la risposta del povero Bruce, che dell’incapacità di reagire normalmente a un lutto ne ha fatto il caposaldo della sua crociata supereroistica contro il male, non può essere altro che uno sguardo insieme biasimevole e annoiato, quello di un bambino ferito nell’anima e cresciuto avvolto dal manto oscuro di una «meravigliosa bugia». L’occhiata del figlio ribelle al padre adottivo lascia immediatamente spazio all’arrogante e divertita presentazione del figlio iconoclasta di una società iniqua e disturbata, un giovane Lex Luthor in pieno fermento creativo e maligno.
Perché anche Lex, così come Bruce, è attanagliato da un profondo senso di impotenza verso le ingiustizie di un mondo che non capisce. O che forse capisce, ma non vuole accettare. Così Bruce, ragazzino mai cresciuto davvero, e Lex, davvero un ragazzino anche nell'abbigliamento con cui fa la sua entrata in scena in T-shirt e scarpe da ginnastica, si interrogano sulla questione del potere, su come andrebbe agito e gestito, su chi dovrebbe detenerlo e mantenerlo. I problemi del «male nel mondo» e quello della «virtù assoluta», ma soprattutto quello di Superman «al di sopra di ogni altra cosa» guidano le azioni di Lex fino alla massima empietà possibile del deicidio. Perché se Bruce inquadra il paladino di Metropolis come il più grande pericolo per l’incolumità della specie umana e il simbolo più evidente della sua propria intima e immanente debolezza, Lex vede l’ultimo figlio di Krypton come l’incarnazione di tutti i tiranni, di tutti gli dei che «non sono imparziali».
«Nessun uomo venuto dal cielo è intervenuto quando ero un bambino per salvarmi dai pugni e gli abomini di mio padre»: Lex ragiona assecondando rabbiosi sillogismi, così come Bruce, ma se per il secondo la redenzione è possibile perché davvero un uomo buono, per il primo la condanna è quella di essere umano fino in fondo. La figura di Lex ci spiega che arrendersi alla miseria della condizione umana e non cercare di trascenderla attraverso l’acquisizione di un ideale rende miseri. «Devono vedere l’imbroglio che sei»: Superman, latore di speranza col suo simbolo a forma di S, viene visto da Luthor attraverso la lente deformata dal suo pregiudizio, dalla «smania, il furore, il senso di completa impotenza». Se in questa pellicola Batman viene quindi dipinto come un uomo buono che ha smarrito la rotta, Lex è un uomo davvero troppo corrotto alla radice per essere emendabile. Alla fine, un villain non è altro che un buono che ha perso la speranza.

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